PSICOLOGO PSICOTERAPEUTA E SESSUOLOGO
Giovanni Ventura
Disturbo ossessivo compulsivo: sintomi, caratteristiche e terapia
Il disturbo ossessivo compulsivo colpisce in Italia circa 800.000 persone. Sempre più spesso mi contattano pazienti che presentano sintomi riconducibili a questa condizione, che nelle forme più gravi interferisce notevolmente con le attività quotidiane e con la qualità della vita.
Farsi seguire da uno psicologo tramite una consulenza online non è una seconda scelta rispetto al consulto tradizionale, ma un approccio diverso al consulto psicologico che presenta numerosi vantaggi ma anche occasionalmente alcune possibili insidie, che verranno analizzate insieme. È possibile sia realizzare in remoto tutti i consulti, particolarmente indicato per chi si trova geograficamente lontano dal Nord Italia, sia alternare incontri di persona e incontri su Skype, Zoom o altro piattaforma digitale.
Nel mio caso, sono uno Psicologo e Psicoterapeuta e lavoro sia a Verona che online.
Il disturbo ossessivo compulsivo (abbreviato come DOC, oppure OCD in inglese) si distingue per la presenza di ossessioni, ovvero pensieri intrusivi che si ripetono, legate a un forte senso d’ansia. Queste si accompagnano a compulsioni, cioè comportamenti mirati a contrastare le ossessioni e il disagio a esse associato. La maggior parte dei pazienti (80% circa) presenta sia ossessioni che compulsioni, mentre una percentuale minore presenta solo ossessioni o solo compulsioni. Il disturbo ossessivo compulsivo colpisce il 2-3% della popolazione e può esordire sia nell’infanzia che nell’età adulta, con un’incidenza maggiore tra i 15 e i 25 anni.
I sintomi del disturbo ossessivo compulsivo (DOC)
Come ho accennato, il sintomo principale che caratterizza il disturbo ossessivo compulsivo è la presenza ripetuta, frequente e prolungata di ossessioni e compulsioni, percepite come imposte e inevitabili, che inducono nel soggetto un senso di disagio e sofferenza.
Il termine ossessioni indica pensieri, idee, immagini o impulsi invasivi, che insorgono cioè all’improvviso e in modo involontario nella mente. Questi pensieri sono percepiti come irrazionali, esagerati o insensati dalla persona, che però non è in grado di allontanarli. Ne derivano emozioni intense di disgusto, colpa o paura, che a loro volta attivano il bisogno di cercare sollievo e attenuare l’ansia percepita.
Questo bisogno porta al manifestarsi delle compulsioni, cioè comportamenti intenzionali che mirano ad alleviare il disagio causato dall’ossessione. A volte compaiono sotto forma di rituali rigidi da svolgere secondo regole e sequenze precise. Le compulsioni possono consistere in azioni concrete e osservabili, ma anche azioni mentali, ad esempio pregare o contare. Il soggetto le percepisce come azioni imposte e inevitabili.
Esempi di ossessioni e compulsioni
Alcuni esempi di ossessioni tipiche del disturbo ossessivo compulsivo includono pensieri come: “se utilizzo il bagno pubblico potrei infettarmi con una malattia grave”, “se non controllo di avere chiuso il gas potrei mettere in pericolo la mia famiglia”, “potrei causare un incidente se vedo un numero sfortunato”.
All’ossessione riguardante la paura delle infezioni il soggetto potrebbe reagire con la compulsione a lavarsi le mani ripetutamente, oltre a evitare i bagni pubblici oppure utilizzare guanti chirurgici per prevenire che in futuro il pensiero ossessivo ricompaia. Nel secondo caso, la persona può sentirsi obbligata a controllare il gas per diverse volte prima di uscire, anche dopo essersi già assicurata di averlo chiuso. Nel caso di ossessioni legate a superstizione o pensiero magico, preghiere o rituali ripetuti sono spesso un modo per il soggetto di trovare sollievo dalla paura legata all’ossessione.
A volte le ossessioni si presentano senza essere accompagnate da compulsioni, come nel caso di un mio paziente con pensieri invasivi ricorrenti legati alla paura di essere omosessuale, oppure come nell’esempio clinico che illustrerò in seguito.
Esiste un test per il disturbo ossessivo compulsivo?
In rete sono disponibili diversi test, più o meno affidabili, indirizzati a chi sospetta di soffrire di disturbo ossessivo compulsivo. I più attendibili sono quelli che fanno riferimento ai sintomi inseriti nel DSM 5, utilizzato da psicologi, psichiatri e medici come strumento diagnostico per i disturbi mentali. Ricordo comunque che questi test sono da considerare nel migliore dei casi un semplice strumento di screening, e non possono confermare una diagnosi di disturbo ossessivo compulsivo. Consiglio quindi a chi presenta sintomi compatibili con quelli che ho descritto in precedenza di consultare un professionista, che attraverso un colloquio online o in studio saprà indirizzarvi verso il percorso terapeutico più adeguato.
I tipi più comuni di disturbo ossessivo compulsivo
Le ossessioni e le compulsioni del DOC sono variegate ed eterogenee, ma possiamo raggruppare i sintomi in alcuni sottogruppi principali.:
- Disturbo ossessivo compulsivo da pulizia e contaminazione: le ossessioni sono legate a un rischio di contagio, e le conseguenti compulsioni riguardano pulizia, lavaggio o evitamento. Solitamente il soggetto ha paura del contatto con germi o agenti contaminanti come sostanze tossiche, escrementi, sudore e così via.
- Disturbo ossessivo compulsivo da controllo: le ossessioni riguardano il timore di aver fatto un errore, o di non aver fatto qualcosa di importante, e aver causato un danno a qualcuno o qualcosa. Le compulsioni consistono in rituali ripetuti di controllo, ad esempio verificare più volte di aver chiuso la porta, oppure di non aver scritto parole offensive in una comunicazione di lavoro.
- Disturbo ossessivo compulsivo da simmetria e ordine: la presenza di elementi asimmetrici o disordinati provoca nel soggetto un senso di disagio, e l’impulso a riordinare e sistemare gli oggetti in modo simmetrico. Non si percepisce un vero e proprio rischio, ma un generico senso di ansia quando le cose non sono “a posto”.
- Disturbo ossessivo compulsivo da superstizione: le ossessioni derivano da pensieri superstiziosi, come la paura che particolari gesti, immagini o suoni causeranno un evento negativo. Per evitare il rischio, la persona sente di dover effettuare ed eventualmente ripetere un rituale appropriato, ad esempio dire una preghiera dopo aver sentito una parola ritenuta sfortunata.
- Ossessioni connesse a pensieri tabù: si presentano idee o immagini intrusive, spesso legate alla sfera sessuale, religiosa o sociale. Le ossessioni si riferiscono a situazioni improbabili, ad esempio la paura di essere omosessuale, oppure di diventare improvvisamente aggressivo e pericoloso, ma che causano al soggetto grande ansia.
DOC: cause e decorso
Non abbiamo ancora studi che dimostrino con certezza le cause scatenanti del disturbo ossessivo compulsivo, ma sono stati individuati alcuni fattori che possono contribuire al suo insorgere. Dal punto di vista biochimico, sembra esserci correlazione tra il DOC e una disregolazione di neurotrasmettitori legati alla serotonina. Dal punto di vista psicologico, invece, il contesto familiare ed educativo può influire sullo sviluppo del disturbo ossessivo compulsivo. Come conferma anche la mia esperienza clinica, spesso il soggetto è cresciuto in un ambiente che privilegia il piano logico a quello emotivo, pone l’enfasi su regole severe e punizioni, e incoraggia un forte senso di responsabilità.
Di solito, l’esordio del disturbo ossessivo compulsivo è graduale e in circa il 70% dei casi avviene prima dei trent’anni. Spesso si cronicizza, alternando fasi di miglioramento e altre di peggioramento; soltanto nel 5% dei casi il decorso è episodico. Raramente il disturbo ossessivo compulsivo si risolve in una guarigione completa in modo spontaneo, tuttavia un trattamento efficace, anche attraverso sedute online, porta a miglioramenti nel 60-80% dei casi.
Il disturbo ossessivo compulsivo è pericoloso?
Il disturbo ossessivo compulsivo non è pericoloso di per sé, ma può essere fortemente invalidante e interferire con il benessere e la qualità della vita. I sintomi del DOC ostacolano infatti lo svolgimento delle attività quotidiane, come studio, lavoro o relazioni interpersonali, ed è questo solitamente che spinge i miei pazienti a cercare il supporto di uno psicoterapeuta online. Oltre all’impatto sulla vita della persona colpita da DOC, si riscontra spesso anche un effetto negativo sulla quotidianità dei suoi familiari. La presenza di sintomi particolarmente pervasivi, infatti, può rendere difficile lo svolgimento di una normale vita domestica.
Cura e terapia del disturbo ossessivo compulsivo: come guarire
Secondo le linee guida internazionali, i trattamenti più efficaci per curare il disturbo ossessivo compulsivo sono la terapia farmacologica, solitamente con antidepressivi SSRI, e quella cognitivo comportamentale, svolta in presenza oppure online. Attraverso questi strumenti terapeutici, gli studi indicano che in media circa il 70% dei pazienti ottiene una riduzione dei sintomi. Nel breve e medio termine la terapia farmacologica e quella cognitivo comportamentale hanno un’efficacia comparabile. Nel lungo termine la seconda sembra offrire minori tassi di ricaduta, maggiore stabilità del cambiamento ed effetti collaterali ridotti. Al momento, il trattamento elettivo per il disturbo ossessivo compulsivo è quello cognitivo comportamentale, e in particolare la tecnica dell’esposizione con prevenzione della risposta (ERP). Il percorso terapeutico che seguo con i miei pazienti online o in presso lo studio inizia solitamente fornendo al soggetto informazioni dettagliate sul disturbo ossessivo compulsivo, per poi passare alla comprensione delle motivazioni esistenziali sottostanti alla comparsa ed all’eventuale cronicizzazione dei sintomi. Il terzo step prevede sia di affrontare ossessioni e compulsioni tramite tecniche di esposizione, sia di favorire nel paziente lo sviluppo di risorse emotive e cognitive necessarie per affrontare gli importanti cambiamenti esistenziali.
Il mio approccio per questo disturbo
Attraverso un esempio clinico, vediamo ora più nel dettaglio il mio approccio alla terapia per il disturbo ossessivo compulsivo. Il caso di Cesare illustra chiaramente l’effetto negativo delle ossessioni sulle attività quotidiane. Durante il primo incontro, il paziente riferiva di pensieri intrusivi riguardanti situazioni altamente improbabili, come ad esempio la paura di essere colto da un impulso violento nei confronti dei propri cari. Queste ossessioni gli causavano un forte disagio, impedendogli di dormire bene e di concentrarsi nello studio.
Indagando sul vissuto del paziente emerse che i suoi genitori si aspettavano da lui voti sempre eccellenti, e il ragazzo non poteva permettersi di rilassarsi. Durante il liceo era stato tra i primi della classe senza troppe difficoltà, ma ora al secondo anno di Medicina iniziava a essere più insicuro riguardo alle proprie capacità. Cesare e la sua ragazza, insieme fin dai tempi del liceo, abitavano adesso lontani per ragioni di studio. In breve, il paziente si trovava in un momento di passaggio che comprometteva il mantenimento di un senso di stabilità e, anche a causa del suo bisogno di controllo, provava una forte insicurezza. In questo senso, i pensieri ossessivi diventavano una modalità disfunzionale di ritrovare la stabilità perduta.
In questo contesto, ho proceduto in primo luogo alla rifigurazione del disagio del paziente, aiutandolo a capire che era in grado di agire per modificare la sua condizione. Tramite l’uso del diario e l’esposizione a situazioni che Cesare riteneva inizialmente impossibili da fronteggiare, ci siamo impegnati per ridurre la rigidità con cui il paziente affrontava la vita. Nel giro di alcune sedute i sintomi ossessivi sono diminuiti, e sono poi spariti del tutto durante il percorso terapeutico. Dopo circa un anno, al termine della terapia, Cesare si era lasciato alle spalle i sintomi, aveva maggiore chiarezza riguardo al futuro ed era capace di “lasciarsi andare” più spesso, senza più necessità di eccellere in ogni cosa.
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Nel logo è raffigurata una stilizzazione dell’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci, il cui significato è l’unione simbolica tra arte e scienza. È l’immagine che, per me, meglio rappresenta la Psicoterapia: una disciplina che richiede rigore scientifico, ma che mai deve avere la presunzione di affrontare la sofferenza ed il cambiamento dell’individuo attraverso la sola “tecnica”.
Nel logo compaiono le scritte “Idem” ed “Ipse” che, secondo Paul Ricoeur, sono le due sfaccettature che compongono l’identità personale: in estrema sintesi, Idem è ciò che permane nel tempo, mentre Ipse è ciò che muta. Noi Esseri Umani siamo sempre noi stessi, ma anche passibili di nuove esperienze e di cambiamenti; è l’Identità Narrativa, uno dei focus della Psicoterapia, che ci aiuta a tenere insieme queste due componenti.