Ma perché una persona, oggi, dovrebbe presentare sintomi depressivi? Dopotutto qui in Occidente praticamente nessuno “muore di fame” e può condurre una vita più o meno dignitosa. Eppure, proprio qui, l’incidenza della Depressione è molto più elevata che in Paesi economicamente meno floridi. Una risposta ce la da’ Galimberti, affermando che le persone cresciute in contesti di vita difficili avrebbero una forte motivazione intrinseca al raggiungimento di un maggiore benessere, mentre quelle cresciute in un ambiente agiato, sarebbero più predisposte all’inerzia, alla mancanza di obiettivi e ad avvertire un senso di vuoto. Insomma, gli obiettivi intrinseci, quelli più legati all’istinto di sopravvivenza, sarebbero molto più motivanti; tutt’altra storia invece per quanto riguarda gli obiettivi di crescita personale, rispetto ai quali ci sarebbe un’elevata difficoltà nel mantenere la costanza.
Coerentemente con quanto appena espresso, emerge come sia poco proficuo che una persona demotivata e con umore depresso venga semplicemente spronata ad agire. E’ invece fondamentale che questa persona sia aiutata nella comprensione del senso della sua inerzia e delle possibilità esistenziali che avverte più proprie, affinché la motivazione all’agire sia autentica. Spesso va proprio in questa direzione il mio lavoro con persone con umore depresso che vedo negli studi di Verona.
Un motivo che spesso porta una persona a sviluppare sintomi depressivi è il senso di inadeguatezza. E’ evidente, e quasi banale affermarlo, che l’odierna cultura occidentale sia caratterizzata da un diffuso bisogno di performance sia in campo lavorativo, che in quello affettivo relazionale, per non parlare della perfezione estetica. L’inadeguatezza rende più complesso per l’individuo proiettarsi nel futuro (memoria prospettica) e, alla luce di questo blocco proiettivo, egli tende a rimuginare, portando costantemente alla coscienza episodi passati (memoria episodica): è come se cercasse nel passato il proprio futuro, non potendo però trovarlo. Anche in questo caso il mio intervento è volto a chiarificare al paziente i turning point esistenziali che lo hanno “bloccato” e, insieme a lui, vagliare percorribili ed appetibili possibilità d’azione presenti.
Un ricorrente pattern che rilevo nei pazienti, anch’esso tipico della società post moderna, è quello che definisco il “dover essere felici”. E’ assai frequente, infatti, che tristezza e malinconia non vengano per nulla accettate e siano vissute come malattia da scacciare.
Il costante evitamento di queste emozioni “negative”, le quali però sono legate all’esistenza e quindi inevitabili, favorisce lo sviluppo di senso di inadeguatezza, mancata accettazione di Sè e scarsa motivazione. Il mio lavoro, oltre alle azioni espresse nei paragrafi precedenti, è spesso volto anche a favorire nell’individuo l’accettazione delle proprie caratteristiche e di tutte le emozioni che vive, indipendentemente dalla loro valenza.
Come si evince, Depressione ed Umore Depresso non sono problematiche da sottovalutare, oppure da affrontare tramite semplici sproni all’azione. Sono piuttosto movimenti dell’esistenza che preludono la necessità di un cambiamento; cambiamento che proprio la psicoterapia può generare.