
Essere Se Stessi

“Sii te stesso”, “Non mi sento più me stesso”…quante volte sentiamo ed usiamo queste espressioni?
Ma che vuol dire “essere noi stessi”? Le due accezioni che più spesso acquisisce questa espressione sono “sentirci liberi” oppure “riconoscerci”.
“Sii te stesso durante l’esposizione, vedrai che andrai benissimo”, oppure “da qualche tempo non mi sento più me stesso“.
Queste due accezioni hanno un significato molto differente, quasi opposto: nel primo esempio si esorta una persona a lasciarsi andare, a non dover essere a tutti i costi in un modo, così da favorire la diminuzione dell’ansia da prestazione. Nel secondo esempio, un individuo si avverte diverso da com’è stato fino ad ora. Nel primo caso l’accento è sulla libertà d’azione, nel secondo sul cambiamento.
La domanda che sorge spontanea è: perché l’utilizzo di una stessa espressione per esprimere significati quasi opposti?
La risposta è da cercarsi nella struttura dell’Identità Personale: siamo sempre noi stessi (mi riconosco in una vecchia foto, i miei conoscenti mi riconoscono in quanto me stesso, il mio DNA rimane il medesimo per la vita) e, allo stesso tempo, continuiamo a cambiare (le esperienze forgiano il mio carattere, le rughe cambiano il mio volto, le mie cellule muoiono e nascono continuamente).
Che ci piaccia o no, queste sono due componenti imprescindibili del nostro essere, e saperlo, includere questa consapevolezza in quel racconto più o meno esplicito che facciamo a noi stessi di noi stessi, diventa un valore aggiunto notevole.
Alla luce di queste realizzazioni, ritengo che “essere DAVVERO se stessi” rappresenti quell’ago della bilancia tra ciò che di noi sedimenta nel tempo, tende a permanere, e ciò che muta e può cambiare.
All’atto pratico, quell’ago è dato dalla consapevolezza di chi siamo stati fino ad ora, di quali siano le nostre effettive possibilità nei diversi contesti e, allo stesso tempo, dalla cognizione del fatto che non per forza dobbiamo essere schiavi del nostro passato e dell’immagine che abbiamo dato di noi stessi agli altri.
Quest’ago non può venire fissato una volta per tutte, ma va tenuto costantemente a portata di mano, poiché ci può aiutare a vivere le esperienze per noi più rilevanti con EQUILIBRIO, sapendo che possiamo azzardare fino ad un certo punto, che possiamo risultare un po’ differenti, quando ci va, agli occhi di chi ci conosce; questo azzardo relativo ci permette, sempre quando lo vogliamo, di essere quel “noi stessi” prevedibile per gli altri e comodo per noi.
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