Perché è tanto difficile cambiare?
Chi non conosce la sensazione di voler cambiare qualcosa nel proprio modo di essere e di agire, di avere le migliori intenzioni per farlo e, nonostante questo, non riuscire?
Sul web, che si tratti di articoli o di video, ed in numerosi libri sulla crescita personale, vediamo spesso menzionata la famosa “comfort zone“, ovvero quell’area che meglio conosciamo di noi stessi, caratterizzata da abitudini, che quasi sempre tende a guidare il nostro agire: sostanzialmente, tendiamo a riproporre noi stessi, lasciando la guida della nostra esistenza al pilota automatico. Questo accade anche quando, ciclicamente, intendiamo cambiare alcune abitudini e modi di essere: una coazione a ripeterci proprio dura a morire!
Perché accade questo? Perché, ad esempio, se mi dico “voglio interagire di più con le altre persone, non essere sempre il solito silenzioso del gruppo”, poi va sempre a finire che me ne sto zitto in mezzo agli altri, avvertendo un incredibile imbarazzo all’idea di esprimere le mie opinioni o di fare qualche domanda?
L’istinto, intriso di senso comune e di intellettualizzazioni, mi porterebbe a rispondermi che la mia vita ha ben poco di interessante da raccontare, che gli altri sono più in gamba di me, che sono tutto sommato uno sfigato, e altro di questo genere (credo che, in questo momento, gli orecchi di molti miei pazienti stiano fischiando, chissà…).
Facciamo però un salto ad un livello più basso rispetto a ragione e senso comune; quel livello che potremmo definire emotivo e pre-razionale.
Se, ad esempio, durante il corso di vita, in base alle interazioni ed alle esperienze per noi più significative il nostro modo di emozionarci è stato caratterizzato soprattuto da imbarazzo, ansia sociale, vergogna, ecc, è assai probabile che quelle emozioni rappresenteranno sempre più il nostro modo di essere e di riconoscerci. Diventerà, in poche parole, la nostra personalità, il nostro pilota automatico.
Questo implicherà che molte delle nostre esperienze saranno connotate da questi tipi di sfumature emotive e che i nostri pensieri saranno volti a giustificare quel tipo di emotività; racconteremo a noi stessi (e, perché no, anche agli altri) qualunque storia pur di sentirci sfigati, per rimanere in quella versione di noi stessi che conosciamo tanto bene. Sì, perché riconoscerci, sentire che ci siamo, che abbiamo il timone di noi stessi e della nostra vita, è più importante e viscerale di qualsiasi ottimo proposito!
Riassumendo, possiamo quindi dire che la forza principale che guida il nostro agire è di tipo identitario: prima di tutto ho bisogno di avvertire che ci sono, che sono io, con le emozioni ed i vissuti corporei che meglio conosco. Poi, forse, a seconda di molti fattori, posso anche spingermi verso nuovi modi di sentirmi in relazione al mondo.
Non ho mai amato i guru del cambiamento facile, dei piccoli grandi segreti che possono svoltare la vita. Queste righe vogliono anche essere una spiegazione di questo mio scetticismo.
Il cambiamento che, come abbiamo visto, prevede trasformazioni viscerali che vanno ben oltre il senso comune, è generalmente promosso da due ingredienti tutt’altro che immediati: consapevolezza e costanza.
Tenere un diario quotidiano sul quale appuntiamo nostre esperienze, vissuti e realizzazioni (a proposito, QUI parlo di come tenere un diario e dei motivi per cui è importante farlo) è un ottimo punto di partenza per “allenare” entrambe le sopracitate doti promotrici di cambiamento.
A queste, almeno in base alla mia esperienza, ne va aggiunta un’altra, ovvero l’accettazione di noi stessi. Sì, perché se non impariamo ad avere a che fare con i nostri limiti (ed ognuno di noi ne ha moltissimi, qui metto la firma!), rischiamo di agire come il famoso criceto che corre sulla ruota nella speranza di andare lontano ma, allo stesso tempo, con quella velata e poco accettata consapevolezza di chi sa che molto probabilmente rimarrà fermo.
Se in questo momento della vita sei alla ricerca di un cambiamento ma fatichi ad ottenerlo, non esitare a contattarmi per un percorso di psicoterapia a Verona oppure online.
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